Demodicidosi in un bambino con infezione da HIV.
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Come citare
Abstract
Il Demodex folliculorum e il Demodex brevis sono acari ospiti naturali del follicolo pilo-sebaceo umano. Lo spettro delle patologie cutanee legate alla presenza di questi parassiti comprende: la pitiriasi follicolare, eruzioni papulo-pustolose del cuoio capelluto, l’acne rosacea, alcune forme di blefariti, la dermatite periorale, le follicoliti pustolose e le placche iperpigmentate. La presenza del Demodex nella cute umana è direttamente proporzionale all’età dell’individuo: infatti nelle persone anziane si trova nella quasi totalità dei casi, mentre nei bambini al di sotto dei 5-10 anni si riscontra eccezionalmente. Questa situazione è probabilmente dovuta alla ridotta attività delle ghiandole sebacee nel periodo infantile; infatti la più alta concentrazione di Demodex si ritrova nelle zone corporee dove le ghiandole sebacee sono numerose e la produzione di sebo è abbondante (pieghe naso-labiali, naso, fronte, regioni periorali). Gli Autori riportano un caso di demodicidosi in un bambino di 7 anni, HIV positivo dalla nascita, avendo contratto l’infezione per via verticale dalla madre tossicodipendente. L’esame obiettivo dermatologico evidenziava la presenza di lesioni papulo-nodulari localizzate al volto, collo, spalle e scollato. L’applicazione di metronidazolo topico ha provocato un peggioramento del quadro clinico, che si è invece risolto dopo trattamento con crotamitone topico. La compromissione della funzionalità del sistema immunitario è una condizione che favorisce la moltiplicazione del Demodex: infatti i rari casi di demodicidosi nell’infanzia fino ad ora riportati in letteratura riguardano prevalentemente bambini con marcato deficit immunitario, quali portatori di leucemia in trattamento chemioterapico e bambini con infezione da HIV. La maggior parte degli Autori ritiene che le alterazioni del sistema immunitario proprie della sindrome da immunodeficienza acquisita permettano a questo commensale della cute di proliferare fino al punto di provocare una patologia; altri, invece, sostengono che si sviluppi una inusuale ipersensibilità nei confronti dell’acaro stesso.