Proliferazione vascolare atipica in radiodermite cronica secondaria a radioterapia per emangioma infantile.
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Come citare
Abstract
La radioterapia è ancora oggi usata nella terapia dell’emangioma infantile (EI) in caso di localizzazioni particolari come la fossa ipofisaria, quando non sono possibili altri trattamenti (1). Non trova invece alcuna indicazione nell’EI cutaneo, anche se fino agli anni ’60 del secolo scorso era ancora impiegata.
Tra i suoi effetti collaterali c’è la radiodermite cronica (6) che oggi si osserva soprattutto nelle donne sottoposte a radioterapia per cancro mammario. La possibilità di sviluppare una radiodermite dipende da vari fattori, tra cui la vicinanza alla pelle del bersaglio della radioterapia, l’energia radiante, la dose complessiva di radiazioni e il suo schema di trattamento, il diametro della superficie cutanea esposta alle radiazioni. La radiodermite cronica è caratterizzata istologicamente da fibrosi del derma con scomparsa dei follicoli piliferi e delle ghiandole e rarefazione dei vasi; alcuni vasi residui possono essere molto dilatati. L’epidermide può essere acantosica o atrofica e caratterizzata da numerose cellule discheratosiche. Ma un più temibile effetto collaterale della radioterapia per l’EI è la comparsa tardiva, anche dopo 6 decenni (8) di tumori (2, 3, 7), compresi angiosarcoma (5) e melanoma (4).
Tuttavia, oltre ai tumori maligni, su radiodermite possono svilupparsi anche tumori benigni. Le proliferazioni vascolari atipiche su radiodermite sono tumori benigni costituiti da vasi ramificati e dilatati o da irregolari lacune vascolari delimitate da endotelio; una degenerazione in angiosarcoma è stata descritta nel 3-6% dei casi (8). Il notevole ritardo tra l’irradiazione e la comparsa di queste proliferazioni sembra legato alle basse dosi di raggi X usati nella terapia dell’emangioma (8).
L’attuale caso è stato presentato per la rarità delle proliferazioni vascolari atipiche e per ricordare che non sempre le neoformazioni su radiodermite sono maligne.