Nevo melanocitario congenito evidenziatosi in pubertà.
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Come citare
Abstract
Tra gli stimoli in grado di far insorgere nevi e di influenzarne la produzione di melanina ci sono, oltre a fattori genetici, fototipo, immunosoppressione, radiazioni solari, anche fattori ormonali (1). Ne sono una prova, dal punto di vista clinico, l’eccezionalità del melanoma prima della pubertà, l’aumento di nevi e di produzione melanica in concomitanza con pubertà e gravidanza, la regressione di molti nevi negli ultimi decenni di vita (4).
Ma esistono anche studi sperimentali che dimostrano il ruolo degli ormoni e in particolare degli estrogeni nella comparsa di lesioni melanocitiche benigne e maligne. Prima della scoperta dei recettori estrogenici (RE) beta, gli studi con RE alfa non avevano dimostrato un ruolo degli estrogeni sulla fisiopatologia di lesioni melanocitiche benigne e maligne (8). Dopo la scoperta dei RE beta si è visto invece che questi recettori sono presenti in tutte le lesioni melanocitiche, benigne e maligne (6). Per quanto riguarda le lesioni melanocitiche benigne, si è visto che i RE beta sono particolarmente presenti nei nevi congeniti (2) e nei nevi di Spitz-Reed (7).
Il nevo melanocitico vulvare dell’attuale lavoro è probabilmente un nevo congenito giunzionale scarsamente pigmentato, anche per la sede non fotoesposta, che si è reso improvvisamente visibile per effetto di stimoli ormonali peripuberali. Esiste un altro esempio molto simile nella pratica clinica, cioè il nevo melanocitico congenito non evidente alla nascita (3). Si ritiene di solito che i nevi melanocitici che compaiono nel primo anno di vita sono da considerarsi congeniti (5). In realtà molti di questi nevi sono effettivamente presenti alla nascita, ma non visibili perché giunzionali e non pigmentati (3). E che questa ipotesi sia corretta è dimostrata dal fatto che alla loro prima comparsa questi nevi hanno già molte volte un diametro superiore al centimetro e che dopo essersi resi evidenti per la pigmentazione indotta in genere dalle prime esposizioni solari non presentano mai una crescita autonoma.